Ecco perchè la Street Photography non è solo fotografia di strada

Il periodo che precede la primavera, con le sue belle giornate che invitano ad uscire, è davvero irresistibile per chi pratica la street photography.

Molti amatori ed intenditori la considerano la fotografia vera, perché ritrae il nostro tempo.

Certamente, il fulcro di questo genere fotografico è la gente comune: quella fotografata ai tavolini del bar, alle fermate degli autobus, dinanzi ad una vetrina o riflessa in una pozzanghera durante un acquazzone.

Forse proprio per questo, oggi i fotografi street devono fare i conti con le nuove normative sulla privacy che in certi casi limita di molto la loro libertà di scattare in pubblico.

In ogni caso, questo è un genere fotografico in cui si sono cimentati tanti grandi fotografi di fama internazionale come Robert Doisneau, Henri Cartier-Bresson, William Klein e il maestro Gianni Berengo Gardin.

Oppure gli italiani Tazio Secchiaroli e il suo allievo Rino Barillari, fotocronisti della mondanità della dolce vita a Roma tra gli anni ’50 e ’60, noti come i primi paparazzi.

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Walter Chiari insegue Tazio Secchiaroli in via Veneto a Roma, nel 1957.
Foto di Elio Sorci – Uff. stampa/ANSA/TO)

Le loro immagini-simbolo raccontano da tempo la nostra storia e ci aiutano a ricordare come eravamo.

Ecco perché non possiamo chiamarla semplicemente fotografia di strada.

Buona Luce


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