Il direttore della fotografia: la giusta luce al cinema

Il direttore della fotografia è un personaggio poco noto e spesso sottovalutato anche dagli appassionati di cinema.

Invece, subito dopo il regista, è la figura più importante dalla cui bravura dipende la buona resa visiva di un film. 

Il suo ruolo nasce quando nel cinema ancora non esisteva né lo zoom, né le ottiche speciali, e la costruzione dell’immagine filmica era affidata soprattutto alla fotografia.

Infatti, qualunque movimento della scena comportava lo spostamento fisico della cinepresa.

Oggi invece il direttore della fotografia ha un compito ben più impegnativo: trasformare il copione in immagini, e ricostruirlo in termini di luce, movimento di macchina, punto di ripresa.

Per fare questo egli osserva, annota, controlla la disposizione delle luci, prende gli ultimi accordi con i tecnici.

In base ai suoi tempi ed alle sue indicazioni si muove il 90% della  troupe e non solo, come si pensa abitualmente, elettricisti e macchinisti.

Vittorio Storaro sul set di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, che gli valse l’oscar per la migliore fotografia (1980)

È la figura di riferimento per risolvere molti problemi tecnici, e deve fare in modo di rispettare i tempi di produzione. Le sue responsabilità sono seconde solo a quelle del regista, e per questo lavora sotto pressione per l’intera durata delle riprese.

Il suo lavoro è molto diverso da quello di un fotografo tradizionale. Infatti ogni film è composto da una miriade di inquadrature in movimento da ricostruire con la stessa sensazione luminosa, anche da punti diversi sulla stessa scena.

Ecco perché, per diventare direttore della fotografia è necessaria una grandissima preparazione tecnica che, a partire dalla migliori basi scolastiche, si può costruisce solo con molti anni di gavetta.

Questa è la riprova che buone immagini non sono sufficienti per fare un bel film e probabilmente è la ragione per cui non esistono maestri della fotografia tradizionale che abbiano affrontato il cinema con successo.

Nicola Russo

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